Tiziana Cignarelli al Sole 24 Ore: “Con il Pnrr una classe dirigente multidisciplinare”

14/08/2024

PER IL PIANO SERVONO TEAM CON PROFESSIONISTI PUBBLICI INTERDISCIPLINARI E AUTONOMI

La reazione all’articolo di Manuela Perrone e Gianni Trovati sul Sole 24 ore del 21 luglio scorso è stata “lo avevamo detto”! Magra consolazione, che ci rafforza nelle proposte pubblicamente offerte, fin dall’audizione parlamentare sul primo Decreto PNRR nel 2021. Affrontare nuovi obiettivi come quelli affidati al sistema pubblico dal PNRR, nevralgici per la crescita del Paese, con vecchi modelli centralistici e gerarchizzati, carenti di adeguate competenze tecnico specialistiche, non poteva che rivelarsi fallimentare. L’esigenza, a maggior ragione alla luce dei risultati sotto gli occhi di tutti, è quella di rigenerare il sistema pubblico partendo dall’attribuzione di un ruolo attivo adeguatamente calibrato alle competenze professionistiche specialistiche. La proposta è la costituzione di team interprofessionali, a rilevante componente di professionisti pubblici interdisciplinari (espressioni di competenze specialistiche in grado di interagire anche in gruppi misti pubblico/ privati), organizzati in rete, dotati di adeguata autonomia e capaci della progettazione e realizzazione dei progetti. Team articolati sia centralmente sia sul territorio, non costituirebbero piramidi gerarchiche o appesantimenti, ma svolgerebbero una rapida funzione di raccordo istituzionale con le strutture centrali, per l’attuazione degli indirizzi centrali, si rapporterebbero paritariamente e direttamente alla Cabina di regia di riferimento; formulerebbero proposte, progetti pilota, per settori (industriali, agricoli e di servizi e distretti produttivi, di settore o territoriali), in modo da potenziare il legame tra indirizzi, attuazione ed effetti e, dunque, per realizzare e rendere operative tutte le azioni adottate nell’ambito del PNRR, valorizzando e utilizzando il ruolo e le funzioni di tutte le componenti professionali pubbliche (ingegneri, informatici, biologi, chimici, geologi, avvocati, attuari, medici e professionisti sanitari). Allo stesso modo potrebbero essere introdotti più efficienti, rapidi e trasparenti percorsi e rapporti pubblico/privati, radicando antidoti e anticorpi istituzionali e professionali anticorruzione. Si eliminerebbero duplicazioni e sovrapposizioni di ruoli e funzioni, evitando di incidere su risorse e attività ordinarie delle singole Pa, che non verranno distolte dalle proprie, tipiche attività istituzionali. Occorre cambiare la struttura gestionale, da piramidale gerarchica a un sistema di decisione diffuso e trasparente che permetta di lavorare ai progetti in parallelo ed in rete. La sfida è liberare le competenze e le energie all’interno della Pa con un approccio sburocratizzante e di semplificazione concreta. Questo tipo di riorganizzazione deve essere accompagnata dall’acquisizione in numero adeguato di competenze tecniche che abbiano la possibilità di esprimersi pienamente e direttamente senza finire nell’ingessamento burocratico. Invece di proseguire sulla linea dell’inquadramento dei professionisti nelle aree dirigenziali, si è svoltato verso inquadramenti di rango impiegatizio, con tutti i limiti, soprattutto di autonomia e qualità delle attività professionali. Ecco perché questo tipo di concorsi pubblici non ha avuto esiti positivi. Così come non hanno aiutato azioni restrittive sui professionisti adottate da alcuni enti pubblici e interpretazioni giurisprudenziali di qualche Corte, un esempio per tutti il taglio retributivo dal 20% al 65% sui Tfs a sfavore dei soli professionisti tecnici, avvocati e medici, tra altre categorie sono state tenute esenti dalla riduzione economica. Vogliamo rafforzare la burocrazia perdendo, o indirettamente ostacolando, l’occasione di costituire una classe dirigente multidisciplinare e tecnica che integrerebbe la preesistente dirigenza amministrativa? Perché, se davvero vogliamo «Rafforzare la nostra Pubblica amministrazione, dotarla delle capacità necessarie per governare il cambiamento», per dirla con le parole del ministro Zangrillo, il tempo per cambiare e rigenerare il sistema pubblico c’è ed è ora. Basta cogliere l’irripetibile occasione del PNRR e avere il coraggio di riorganizzare e innescare adeguatamente la potenza innovativa delle competenze tecnico – specialistiche, dando spazio a un rivitalizzante elemento di discontinuità.

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Scritto da: Loredana Ulivi
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